Attività di terza missione

 

W.R.M.: Wikipedia Risorse Minerarie

Quadro
Public Engagement
Categoria
Sito web
Data
Giovedì 6 settembre 2018
Partecipanti
Descrizione

Sul territorio italiano è presente una grande quantità di risorse naturali. Tra queste ci sono le risorse minerarie.  L'estrazione di minerali solidi da miniere e cave rappresenta una delle più antiche pratiche svolte dall'uomo*. E' considerata un'attività con un forte impatto ambientale, ma è anche fondamentale per altri processi produttivi.  

La legislazione nazionale riguardo le risorse minerarie fa ancora riferimento alla normativa del Regio Decreto 1443 del 1927, che distingue, sulla base del materiale estratto, siti estrattivi di prima categoria (miniere) e di seconda categoria (cave e torbiere). Le cave sono più numerose delle miniere. Una particolarità della legislazione italiana e che, nello stesso Regio Decreto, tra le miniere vengano annoverate anche le acque minerali e termali che esulano concettualmente dalle risorse minerarie ed estrattive.

L’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) e l’ISPRA/SNPA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) hanno eseguito, e stanno tuttora aggiornando, una rilevazione delle attività estrattive sul territorio nazionale.

I siti minerari censiti dall’ISPRA/SNPA nell’intervallo di tempo 1870-2006, sono 3006, presenti in tutte le regioni, con Sicilia, Sardegna, Toscana, Piemonte che contengono ben il 66% delle attività estrattive sul territorio nazionale; di questi 3006 siti, ben 2990 sono stati dismessi. È interessante notare l’andamento temporale dell’attività mineraria in Italia. A parte una leggera diminuzione tra il 1925 e il 1930, si osserva un aumento praticamente lineare fino al 1945-1950 e una diminuzione costante dopo il 1950, considerando come siti aperti quelli ancora in concessione ma inattivi da tempo.

Nel 2014 l’ISTAT ha rilevato la presenza di 5353 siti estrattivi attivi e non attivi (5210 cave e 143 miniere), con 4612 siti estrattivi attivi (cave e miniere), un calo del 2.3% rispetto all’anno precedente.   Nel 2014 i siti produttivi erano 2737 (2652 cave e 85 miniere), con una estrazione complessiva di circa 185.8 milioni di tonnellate di minerali, una diminuzione del 4.8% rispetto al 2013.

I materiali estratti sono costituiti in prevalenza da marne da cemento, minerali per l’industria ceramica (feldspati, caolino, refrattari), minerali a uso industriale (bentonite, terre da sbianca) e salgemma; l’estrazione di minerali metallici attualmente è praticamente nulla. In particolare il 36% delle cave attive è costituito da siti per l’estrazione di sabbia e ghiaia, il 35% di calcare, travertino, gesso, arenaria; poco più del 58% delle miniere attive comprende l’estrazione di minerali ceramici e industriali.

Anche per i materiali estratti l’ISPRA/SNPA ha osservato l’andamento delle coltivazioni nel tempo per il periodo 1870-2006. La fase di maggiore produzione è sostenuta dalla coltivazione dello zolfo e dei minerali metalliferi, che incominciano a diminuire a partire dal 1950, soprattutto lo zolfo che raggiunge quasi l’estinzione tra il 1960 e il 1970, più gradualmente per i minerali metalliferi. Nell’ultimo decennio del secolo scorso l’attività mineraria vede una espansione dei siti di coltivazione dei minerali ceramici e a uso industriale. Oggi il tipo di coltivazione è in massima parte a cielo aperto, mentre fino agli anni ’60 esistevano in prevalenza miniere coltivate in sotterraneo.

La prevalenza di minerali di tipo industriale, non “materie prime”, conferma un’evoluzione dell’attività italiana da specificatamente mineraria, e pertanto fortemente regionalizzata dipendendo da specifici fattori geo-giacimentologici, a tipicamente industriale, con coltivazioni prevalentemente a cielo aperto (68.68% delle miniere ancora attive); all’inizio dell’intervallo temporale considerato (1870) le miniere erano quasi tutte coltivate in sotterraneo (98.05%).

L’Italia è un territorio geologicamente giovane, quindi non è ricca di giacimenti di metalli, anche se piccole mineralizzazioni di questo tipo sono diffuse su tutto il territorio nazionale. Alcune delle attività minerarie di metalli, fiorenti nel passato (miniere di ferro di Cogne, miniere di zolfo in Sicilia), hanno perduto la loro importanza di fronte alla concorrenza e alla competitività di altre parti del mondo. In Sardegna, anche nell’Iglesiente (Montevecchio e Monteponi), dove si trovano le rocce più antiche, i giacimenti di “blenda” e di galena sono stati dismessi. Si sono già esaurite le attività estrattive di ferro all’Isola d’Elba, e sono chiuse da tempo quelle all’Isola del Giglio. Il monte Amiata è ancora ricco di minerali contenenti mercurio, mentre in Val Graveglia la miniera di manganese, chiusa definitivamente nel 2009, è stata riaperta nel 2016 come museo minerario; a epoca storica risalgono le miniere di argento del Cadore. In Italia si trova anche dell’oro, anche con tenori elevati ma estesi su aree molto impervie e di scarsa estensione. Nelle sabbie dei fiumi Ticino, Sesia, Dora, Orco, Adda e Orba è possibile trovare oro proveniente dai giacimenti primari ubicati in una zona che si estende dal Massiccio del Gran Paradiso fino al Ticino, già sfruttati ai tempi dell’Impero Romano.

La Regione Emilia Romagna ha recentemente eseguito uno studio per un Atlante delle risorse minerarie regionali, basato sul recupero di documenti amministrativi di valore che possiamo considerare storico, in quanto compresi tra fine ‘800 e parte del ‘900; la documentazione comprende sia i materiali di cava che le risorse minerarie in senso stretto. Si tratta di un database sui permessi di ricerca rilasciati sul territorio regionale. I dati raccolti hanno evidenziato che, nel periodo storico considerato, solo in piccola parte (7%) le ricerche effettuate hanno consentito di passare a concessioni per lo sfruttamento delle risorse, queste ultime principalmente localizzate nell’Appennino Piacentino-Parmense e nell’Appennino Romagnolo.

Con questo progetto ci si propone di portare a conoscenza anche ai non “addetti ai lavori”, attraverso specifiche pagine wikipedia, le caratteristiche di alcune mineralizzazioni e le storie di alcune miniere presenti in alcune zone dell’Appennino settentrionale, informazioni ottenute mediante tesi di laurea o tirocini svolte nei Corsi di Laurea in Scienze Geologiche.

*Grotta del Leone, Swaziland, considerata la più antica miniera al mondo (circa 40.000 anni fa). I Bushman vi estraevano minerali ad uso cosmetico e decorativo: ematite (per ricavarne pigmento ocra per il corpo e per le pitture rupestri) e specularite (una varietà di ematite micacea) per ricavare brillantini.

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Corchia

https://it.wikipedia.org/wiki/Bonassola

 

Riferimenti bibliografici

http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/notizie-dai-siti/2018/on-line-lo-studio-per-latlante-delle-risorse-minerarie-in-emilia-romagna

http://www.isprambiente.gov.it/it/progetti/suolo-e-territorio-1/miniere-e-cave/database-nazionale-cave-miniere-servizio-geologico-d2019italia-1

https://www.istat.it/it/archivio/199060

 

 

Partecipanti esterni

Segadelli Stefano – Regione Emilia Romagna, Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli

De Nardo Maria Teresa – Regione Emilia Romagna, Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli

Scacchetti Maurizio - Società Reggiana di Scienze Naturali

Campusnet SCVSA   |   Versione Mobile
Non cliccare qui!